The Brown Bunny

The Brown Bunny (VINCENT GALLO, 2003)

Con Chloë Sevigny, Vincent Gallo, Cheryl Tiegs, Elizabet Blake, Mary Morasky, Anna Vareschi.

 

Genere Drammatico - USA, 2003, durata 90'

 

Scelto come secondo film per la Rassegna

"IN PIENA LUCE" da Raimondo Aleddu.

 

Presentato e discusso martedì 27 novembre 2018

Un'opera scandalosa e coraggiosa firmata dal provocatore Vincent Gallo

Recensione di Chiara Renda su mymovies.it

Il viaggio di Bud Clay, anima persa, travagliata da un amore finito male, comincia nel New Hampshire, dove ha appena concluso una gara motociclistica. Da lì l'uomo parte con il suo furgone per Los Angeles, e lungo la strada incontrerà tre donne che però non riusciranno a liberarlo dalla sua ossessione per Daisy, la ragazza che ha amato fin dall'infanzia. Passando attraverso l'America hopperiana delle province solitarie e delle stazioni di servizio sperdute nel nulla, Bud farà visita alla famiglia di lei, al suo "brown bunny", il coniglio dei giochi di quand'erano bambini, tornando insistentemente col pensiero alla ragazza dei suoi sogni. Giunto nella città degli angeli dopo un lungo e sofferto pellegrinaggio, Bud si scontrerà finalmente con la realtà dei fatti che ha sempre voluto rimuovere.


Opera seconda dell'egocentrico Vincent Gallo (anche sceneggiatore), The brown bunny ha fatto parlare di sé principalmente a causa della lunga ed esplicita scena di sesso orale, realmente praticato al protagonista/regista dall'attrice maledetta del cinema americano indipendente Chloe Sevigny. Ma il film va ben oltre la semplice provocazione fine a se stessa: The brown bunny è un tormentato viaggio autobiografico nei meandri della memoria degli amori passati, non soltanto quelli tragicamente conclusi ma anche quelli sfuggiti o mai nati. Lo spigoloso e ambizioso tuttofare Vincent Gallo (attore/modello/cantante/pittore), come sempre non ha paura di mettersi in gioco in prima persona; ma se con Buffalo '66 era riuscito a calibrare il suo narcisismo realizzando un piccolo gioiello di timida e poetica delicatezza, qui il suo ego di bello e dannato rischia più volte di prevalere su una storia minimale ma comunque originale e interessante.


The brown bunny è un film difficile, sofferto e personalissimo, che probabilmente solo chi ama la narcisistica megalomania di questo autore potrà apprezzare. Ma allo stesso tempo è anche un viaggio, tutto americano, attraverso le province malinconiche, i deserti lunari e le highways solitarie, che merita di essere compiuto lasciandosi trasportare dal ritmo piano e avvolgente del furgone guidato da Bud/Vincent.

Intimo e mimico (commento di uno spettatore)

Devo parlare sinceramente. Vincent Gallo è un artista, alle volte incompreso, ma pur sempre artista, poiché esteriorizza se stesso nelle sue opere, che sono un qualcosa di assolutamente personale e profondo. Ho visto Buffalo 66 qualche mese fa, e devo dire che sono rimasto molto colpito dal soggetto, dalla sceneggiatura e dalla forza dei dialoghi. In The Brown Bunny il dialogo è pressoché inesistente se non in alcuni frangenti, ma comunque non ricopre un vasto significato. La grande importanza va invece data alle espressioni e alla mimica del protagonista nonché regista Vincent Gallo, che ancora una volta ci delizia della sua capacità di trasmettere sentimenti attraverso modi di porsi splendidamente profondi. La storia del film è molto limitata. Bud attraversa un lungo tratto di strade e autostrade alla ricerca di qualcosa, accompagnato dalla scusante e distraente passione per il motociclismo. Ecco cosa lo aiuta a superare, pur per poco tempo, la sua angoscia, il suo amore/odio per l'amata ragazza di sempre, colei che le ha davvero dato un affetto, devastato e disturbato da vari fattori (che non sto ovviamente a raccontarvi). Il nostro personaggio gira e incontra falsi "conigli", che non gli danno l'amore per l'amata Daisy (Chloe Sevigny), il vero coniglio, che Vincent/Bud vorrebbe avere per sè per molto tempo, e questo l'ha dimostrato nella scena del negozio di animali. In sintesi un film angosciante, lento, scarno e semplice, dove il viso di Vincent Gallo fa da schermo doloroso allo svolgersi della vicenda. Poco, davvero poco, ma allo stesso tempo molta, molta profondità che si nasconde nel volto dell'unico Vincent Gallo. Consigliato a pochi.