Io la conoscevo bene

Io la conoscevo bene (ANTONIO PIETRANGELI, 1965)

Con Nino Manfredi, Mario Adorf, Enrico Maria Salerno, Ugo Tognazzi, Stefania Sandrelli, Jean-Claude Brialy.

 

Genere Drammatico - ITA, 1965, durata 122'

 

Scelto come terzo film per la Rassegna

"Riscoprire Pietrangeli" da Maria Paola Zoccheddu.

 

Presentato e discusso martedì 26 febbraio 2019

UN PRECISO ATTO D'ACCUSA AL MONDO DEL CINEMA ITALIANO.

Recensione di Giancarlo Zappoli su Mymovies.it

Adriana arriva a Roma dalla provincia di Pistoia per tentare di entrare nel mondo del cinema. Nell'attesa si adatta a lavori diversi e ha relazioni con uomini che sfruttano la sua ingenuità ai propri fini. La ragazza però non si lascia abbattere e dopo aver ottenuto una piccola parte in un film in costume viene intervistata per un cinegiornale. Lo scopo dichiarato è quello di farla conoscere al grande pubblico. Quello occulto è purtroppo molto diverso.

Pietrangeli utilizza per questo film, al vertice della sua importante seppur breve filmografia, una struttura narrativa audace. La vicenda si dipana infatti cogliendo brevi momenti della vita di Adriana collegandoli grazie ad elementi visivi che rimandano ad altri episodi. Ne deriva così un ritratto di donna che si aggiunge a quelli, ad esempio, di Adua e le compagne e La parmigiana. Il regista riesce, grazie anche a una straordinaria Stefania Sandrelli, ad entrare nelle pieghe della psicologia di una donna la cui descrizione emerge dalla pagina di uno scrittore che, per descrivere un personaggio femminile, utilizza le sue caratteristiche: "Morale nessuna; neppure quella dei soldi perché non è una puttana. Per lei, ieri e domani non esistono. Non vive mai giorno per giorno, perché questo la costringerebbe a programmi complicati. Perciò vive minuto per minuto. Prendere il sole, sentire i dischi, ballare sono le sue uniche attività. Per il resto è volubile, incostante, ha sempre bisogno di incontri nuovi e brevi; non importa con chi: con se stessa mai."

Pietrangeli però non si limita a questa lettura per immagini di una condizione femminile (che sarebbe già molto) ma la contestualizza nell'Italia degli anni Sessanta in cui i nuovi modelli culturali, indotti da una migliore situazione economica, si stanno sovrapponendo in maniera distorta alle radici di una cultura che è stata fino a pochi anni prima fondamentalmente contadina. E' quanto Pasolini va dicendo da tempo quando si riferisce ai processi di omologazione che stanno minando alla base la cultura popolare. Con il personaggio di Adriana, Pietrangeli (che scrive soggetto e sceneggiatura con Ruggero Maccari ed Ettore Scola) anticipa anche, non è dato sapere quanto consapevolmente, alcuni temi che saranno fatti propri dal femminismo oltre a rivolgere un preciso atto di accusa a un mondo che 'conosce bene': quello del cinema italiano con le sue poche luci e le sue innumerevoli ombre.

ilMorandini

Su MYmovies il Dizionario completo dei film di Laura, Luisa e Morando Morandini

Dal pistoiese, Adriana arriva a Roma armata di bellezza, ingenuità, tenera ignoranza, desideri trasparenti e capacità di slanci affettivi. Passa da un mestiere e da un uomo all'altro, finché il "male oscuro" dell'inutilità lievita in lei e la spinge al suicidio. Scritto con Ruggero Maccari ed Ettore Scola, è uno dei migliori film di Pietrangeli, specialista in storie di donne umiliate, notevole anche per la frantumata struttura narrativa, fuori dagli schemi della commedia italiana e influenzata dalla francese "scuola dello sguardo". 3 Nastri d'argento (film, sceneggiatura e attore non protagonista: un Tognazzi memorabile) e molti premi all'estero. La ventenne Sandrelli si conferma animale cinematografico di razza.